Pensarsi liberi


 

Durante lo scorso festival di Sanremo, una famosa influencer ha indossato un vestito diventato virale, creato probabilmente con l’intento specifico di essere, più che un vestito, un manifesto per il messaggio che voleva veicolare. Peccato che il messaggio poi si sia perso totalmente e non sia stato discusso quanto lo sono stati il capo stesso e chi lo indossava. La stola recava la scritta “Pensati libera”, con quella “a” finale che faceva l’occhiolino al mondo femminile, dimenticando che probabilmente un vestito così la maggior parte delle donne non potrebbe permettersi né di indossarlo, né di comprarselo. Quella stola si è subito trasformata nello sfondo perfetto di vignette e battute che si sono allontanate dal messaggio iniziale, accantonato cinque minuti dopo essere comparso in video.

Pensarsi liberi però è qualcosa su cui bisognerebbe riflettere e discutere a lungo perché non è automatico né semplice, non lo è stato nel passato e non lo è nemmeno nel nostro presente. Ogni epoca ha dettato le sue regole e le sue norme a cui le persone hanno dovuto in qualche maniera adeguarsi in termini di vestiario e di educazione, di modi di relazionarsi e di comunicare, di modi di socializzare e di affrontare le difficoltà. Quindi essere liberi è essere svincolati da tutto quello che ci si aspetta da noi, è il poter ripensare a nuovi modi di vivere e stare al mondo, non coincidenti con lo stereotipo di bellezza, completezza e perfezione radicato in una certa cultura e in un determinato periodo storico. E non è solo pensarsi liberi dalle influenze esterne ma anche e soprattutto dalla voce interna che spinge all’omologazione e al rassicurante standard nel quale si è esenti da critiche e da giudizi negativi. E’ un concetto negativo e positivo assieme: “liberi da” ciò che ci viene proposto ed imposto e “liberi di” aprire nuove strade e nuovi punti di vista. E questo secondo step non viene in automatico dopo il primo, non basta infatti mettere distanza tra noi e i propagandati modelli per essere davvero liberi di proporci nella nostra autenticità. Per quello è necessario conoscerla e approfondirla quella autenticità che ci fa essere unici e completi nelle nostre peculiarità imperfette e profondamente umane.

Scoprire chi siamo è frutto di un percorso continuo e di una ricerca costanti, è uno spogliarsi di strati che non ci appartengono più, o che ci sono stati appoggiati sopra come coperte o come etichette e che sono da ripiegare o strappare a seconda dei casi per poter riemergere alla luce. Farlo non sarà sempre indolore e talvolta ci farà sentire persi e frastornati, costretti a riprendere le misure di un mondo che ci sembrerà nuovo e che spingerà nuovamente verso determinati binari prestabiliti. Osho a tal proposito ha detto: “Tutti sono in fuga dalla libertà perché la libertà è infinita: fa paura. Quindi si costruisce una gabbia, si disegnano i confini e si vive al loro interno. A quel punto sai dove sei e dove stai andando. Sei fuggito dalla libertà. Come mai? Perché la libertà è una cosa così totale, così grande… E noi siamo così piccoli che non riusciamo ad affrontarla, non riusciamo a viverci insieme. La massima libertà è scegliere la propria vita, scegliere il proprio essere, scegliere se stessi. Non c’è destino che ti costringa in una particolare direzione, ci sei solo tu. Puoi fare una svolta in questo preciso momento e cambiare. Più consapevole diventi, meno vincoli hai”.

Osho, L’enciclopedia dell’Uomo nuovo

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